Il 5 ottobre e’ uno di quei giorni che gli appassionati di Formula 1 non possono dimenticare. Il 5 ottobre 2014 e’ il giorno dell’incidente che nove mesi dopo portera’ alla morte di Jules Bianchi.
Lo ricordo bene, ero a Parigi e un paio di giorni prima avevo intervistato al Salone dell’auto, Jean Todt che era il presidente della Fia. Aveva parlato molto di sicurezza anche sulle monoposto. Sapeva che non si poteva allentare la guardia e infatti divenne poi uno dei grandi sostenitori dell’halo.
Ma quello che e’ stato poi fatto dalla Formula1 nell’inchiesta sull’incidente di Jules, resta una una delle pagine piu’ nere di questo sport. Dopo mesi di inchiesta in cui il capo della commissione era anche l’indagato principale. Tanto che si arrivò alla conclusione che la colpa era di Jules che non aveva rallentato abbastanza con la sua Marussia.
Quella commissione d’inchiesta era compostra da Charlie Whiting (che era anche il direttore di corsa), Emerson Fittipaldi, Ross Brawn e Stefano Domenicali.
Capito? Non di chi aveva mandato a bordo pista una gru mentre le auto fioravano in condizioni di visibilità nulla. No. Colpa di Jules che secondo l’inchiesta non aveva rallentato abbastanza. Una sentenza vergognosa smentita da quello che è accaduto dopo. Fateci caso da quel giorno in poi quando in pista o a bordo pista interviente un mezzo pesante interviene come minimo la Safety Car, se non viene addirittura sospesa la gara con una bandiera rossa. Quel giorno con un visibilità assurda si pensò bene di far entrare in azione la gru ma di rallentare le auto solo con le bandiere gialle. E guarda caso ora in quella maledetta curva è stata messa una gru fissa sul tipo di quelle usate a Montecarlo.
Vedi anche https://topspeedblog.it/julesbianchi-quattro-anni-dopo/


